Siamo un popolo di "longevi"AVANTI CLICK

Quest’anno, forse anche negli anni passati era successa la stessa cosa, passeggiando per le vie, le piazze e lungo la passeggiata sul mare di Cattolica, abbiamo incontrato moltissima gente spensierata che cercava di divertirsi, di trascorrere le loro vacanze nel meglio possibile. Fra questa marea  di gente, abbiamo visto e parlato con molte persone della cosiddetta “ Terza età”, gente come noi, gente del nostro secolo. Quello che ormai non  ci sorprende più, é che tutti raccontiamo le stesse cose, le stesse lagnanze contro i figli e anche contro la pubblica Amministrazione.

Col passar degli anni, é quasi inevitabile che ogni tanto ci si volti indietro per fare i conti con la memoria. Sarà per la vicinanza dei “settanta - settantacinque anni”, ma ogni tanto capita anche a me. Col risultato che, quando racconto, i miei familiari ammiccano. Sindrome del maresciallo in pensione, pensano. Più o meno quello che facevo io quand’ero ragazzo e sentivo parlare mio padre e mio zio, di cose successe trent’anni prima, quando erano emigrati in America. Mi raccontavano sempre di San Francisco, della California e  di New York, ma soprattutto  della  costruzione del Ponte di Brooklyn, perché come migliaia di altri operai, hanno partecipato alla realizzazione di quella meravigliosa opera d’arte. Evidentemente la reazione é un frutto dell’età. Scusate, ma sto perdendo il filo, e giuro che non volevo allargarmi. Mi serviva solo una premessa. Un prologo, per dire dei luoghi  in cui, puntualmente siamo tornati, si, perché noi, siamo come le tartarughe, ritorniamo sempre ai vecchi lidi. In questi luoghi della Riviera Romagnola, quasi sempre, incontriamo le stesse persone , che ci raccontano sempre le stesse cose. Insomma, rievochiamo spesso il nostro passato prossimo, ma soprattutto gli acciacchi che ci affliggono, rendendoci spesso la vita più difficile.

Quello che abbiamo capito, é che vivere una vita lunga e attiva é un obiettivo che la  maggior parte di noi condivide. Come precisamente esso possa essere raggiunto, comunque, rimane un enigma in gran parte irrisolto. Quale é il segreto per la longevità? Come é possibile mantenere una mentalità ed un livello di energie giovanili man mano che avanziamo negli anni? Semplicemente, quali sono i “segreti” di   noi anziani che siamo riusciti a superare le sfide della vita?

 

Scienza e memoria.

"Lasciateci almeno l’amore."

In questi giorni, abbiamo letto un articolo di Mina, Mina la cantante, che negli anni Cinquanta, ci ha deliziato e ci ha fatto sognare con le sue bellissime canzoni. Oggi, non si vede più, é sparita per sua scelta, dai programmi della TV, ma ogni tanto, si fa sentire sulla Stampa, con un suo articolo. Questa volta si é soffermata sulla memoria. Così incomincia dicendo: “ Non ti dimenticherò mai”. E ci crediamo, quando pronunciamo queste parole che sanno un po' di canzonetta, ma che dicono il desiderio di trattenere, almeno nella memoria, quello che non siamo in grado di conservarci con le nostre forze. Non é vero, non é possibile. E mentre mi ribello a questa legge, anche se sono convinta che la potenza dell’amore e dell’odio superi la felicità, mi rendo disperatamente conto che quella inflessione di voce, quella andatura, quel tic che magari mi faceva sorridere, quel modo di starnutire, quell’abbraccio, quel disegno della nuca non li ricordo più così bene come vorrei. Non é possibile, non é vero. Lo dice anche una recentissima ricerca di un gruppo di scienziati svizzeri, che hanno individuato nella proteina pp1 la causa della diminuzione della memoria. Una proteina, un semplice dato fisico, che si macchia della colpa di lasciar sbiadire, nella nostra memoria, ricordi e dettagli che col passar del tempo si fanno via via sempre più vaghi. Lo immagino già, il solito dottor Mabuse, che si impossesserà della scoperta. E in men che si dica, inventerà un inibitore della maledetta proteina ammazzaricordi, che ci renderà tutti dei piccoli Pichi della Mirandola”.

Si, la memoria, ma che cos’è la memoria? Incominciamo col dire che la memoria é la capacità per cui la mente ritiene e richiama discorsi, immagini, nozioni o avvenimenti passati. Noi della “Terza età”, spesso rievochiamo gli avvenimenti che maggiormente ci hanno interessato , ma spesso dimentichiamo il presente. Ma come scrive Sant'Agostino, risulta però che  futuro e passato non esistono. I tre tempi sono piuttosto il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro. Il presente del passato é la memoria, il presente del presente é l’intuizione diretta, il presente del futuro  é l’attesa.

La nostra memoria é costituita da cellule e neutroni, che poi infondo non sono altro che un complesso di proteine. Nei primati e nell’uomo le regioni cerebrali che sembrano rivestire un ruolo importante nella memoria e nelle alterazioni di questa funzione sono: il cervello, che é  in grado di immaginare le risposte condizionate di tipo classico, l’ippocampo, che sembra essere di vitale importanza per la memoria a breve termine, e la corteccia cerebrale, ove si verificano i più complessi processi di immagazzinamento ed elaborazione della traccia mnemonica. La memoria dell’uomo sembra possedere diversi fasi: la prima é la memoria immediata, dove le tracce di memoria restano soltanto per pochi secondi Gli itimes su cui si focalizza l’attenzione secondo del loro valore e della loro utilità, possono poi essere trasferite alla memoria a breve termine dove l’immagazzinamento dura diversi minuti . Alcuni elementi della memoria a breve termine possono infine essere trasferiti alla memoria a lungo termine dove vengono mantenuti per diverse ore o addirittura per tutta la vita, soprattutto se questa fissazione é rafforzata da un fattore emotivo: chi potrà mai dimenticare il giorno della laurea, quello del matrimonio o avvenimenti tragici come  la partecipazione ad una sanguinosa battaglia o ad un periodo della guerra. Noi della “Terza età”, facciamo parte di questo gruppo.

Tranquilla signora Mina, nessun dottor Mabuse, si potrà mai impossessarsi della nostra memoria, dei nostri ricordi che sono l’unico paradiso dal quale non é possibile essere cacciati. Ero e sono convinto che il grande meccanismo della conservazione di quanto di più decisivo fa parte della nostra vita fosse   esclusivamente responsabilità nostra. Frutto di un impegno mentale, non di una combinazione chimica.

Sarà, ma non recedo. Non abbandono quella convinzione. Conosco persone che, a dispetto della proteina PP1, hanno uno sguardo potente che si fissa in un avvenimento del passato e lo sanno trattenere nel presente. La loro memoria agisce come un catalizzatore di eventi e il loro passato rivive nel riconoscimento di un presente in cui ancora agiscono, così che non c’è più nessuna distanza tra le cose.

Ci hanno provato in tanti, da sempre, a cancellare questa capacità di ricordo. A livello sociale, attuando la rottura con la tradizione, col passato, che é anche la rottura col proprio cuore. Lo scrive Solzenicyn, che nei suoi romanzi parla del suo popolo russo, dicendo: “ E’ diventata gente senza memoria”, e quindi “ generazione muta”.

Lo scrive Primo Levi, nel suo libro: “ Se questo é un uomo”, ci racconta la sua esperienza nel lager di Auschwitz, dove fu vittima e testimone della massima quota di orrore, é nella lucida registrazione del terribile snaturamento cui tutti, nessuno escluso, vengono sottoposti nell’universo del lager, dove il soggetto uomo viene ridotto ad un semplice automa, senza anima, senza memoria, senza volontà propria, quasi senza coscienza. Questo é il messaggio di più alta e sofferta  eticità contenuto in se questo é un uomo. Il giudizio morale, naturalmente, non cancella né ignora le responsabilità individuali e collettive, ma riesce sempre e comunque a valutarle sulla base semplicissima eppure difficilissima della coscienza umana; l’inappellabile tribunale dei giusti che giace nel fondo di ognuno di noi,  che Primo Levi sa interamente e miracolosamente esporre alla luce del sole. Il suo é un vero esempio da uomo larva, imbruttito dalle atroci sofferenze ad aver mantenuto intatta la sua memoria. Hanno provato a cancellare questa sua capacità di ricordo, ma i suoi carnefici non ci sono riusciti, perché la memoria é come l’ottimismo, non può morire, é il profumo della vita.

Ma é nella memoria che l’uomo porta il suo significato non é un’invenzione, é il senso di un cammino: ed é ancora la memoria che registra il senso dello svolgimento del nostro tempo.

“E allora é soltanto il sentimento quello che rimane intatto, per sempre. L’amore, quello non ci sono proteine che possono impallidirlo e spero che non venga mai qualche scienziato a sostenere che ho torto. Lasciateci questa “ carità feroce del ricordo” lasciateci l’unica certezza, quella di avere a che fare con qualcosa che non può più cambiare, che nessuno e niente può più migliorare o peggiorare. Lasciateci l’unica cosa che possiamo definire completamente nostra”.

Quindi, non dobbiamo mai annoiarci, quando quelli come noi, cioè della “Terza età”, rievocano  avvenimenti della loro vita, del loro passato, delle loro esperienze vissute, perché , se possiamo farci un'idea del tempo, quel solo punto si può chiamare  il presente del  passato che é la memoria.

 Giorno dopo giorno, “camminiamo su di un tappeto di foglie morte, dove é sepolta la nostra memoria, la nostra storia, il nostro passato prossimo”. Tutti questi ricordi ci portano indietro nel tempo e ci fanno rivivere la parte più bella della nostra vita, della nostra giovinezza, dei nostri sentimenti quelli che rimangono intatti, per sempre. Nessuno potrà mai cancellare questi ricordi, che possiamo definire completamente nostri. Come il ricordo dell’amore.

Signori scienziati, clinici e ricercatori, non fateci “diventare gente senza memoria”, e quindi “ generazione muta”, ma cercate di migliorare queste nostre facoltà intellettive, queste nostre virtù mnemoniche che ci fanno rivivere il nostro passato e la nostra storia.

Così scriveva Primo Levi:

“........Considerate se  questa é una donna,

          Senza capelli e senza nome

         Senza più forza di ricordare

         Vuoti gli occhi e freddo il grembo

        Come una rana d’inverno.....”.