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SAN GIMIGNANO

Nelle prime ore del pomeriggio, quando il sole stava per tramontare dietro le colline del colle  dominante la Val d’Elsa, dove appunto é ubicata la pittoresca cittadina di San Gimignano, che si annuncia con il profilo delle orgogliose torri che dominano le sue case, ammassate su tre livelli di un colle, sono illuminate da un pallido sole autunnale, con i suoi colori caldi e sfumati, che lo rendono maggiormente caratteristico.

Questo borgo medioevale sorge non lontano da Siena in una posizione strategica, a trecento metri di altitudine nella valle del fiume Elsa. Incominciamo col dire che San Gimignano, é una delle più note mete turistiche della Toscana, fu  la principale località toccata da questo ramo della Francigena, che attraversava tutto l’abitato tra le porte di San Matteo e di San Giovanni. La storia ci  racconta che, la sua funzione viaria é attestata dalla presenza di numerosi ospedali, tra i quali ricorderemo la mansione templare di Sam Jacopo al Tempio e i due ospizi giovanniti di San Giovanni e di San Bartolomeo, dei quali rimangono interessanti strutture romaniche, oltre all’ospedale di Santa Fina ancora in funzione.

La città si sviluppò nei pressi di un crocevia che raggiunse la massima importanza fra il IX e l’XI secolo: l’asse principale era la via Romea, meglio conosciuta come via Francigena, che  collegava Roma alle province transalpine che in Val d’Elsa incontrava la via Pisana. Il nucleo primitivo sorse fra i due punti di riferimento più vicini all’incrocio, la collinetta della Torre, dove sarebbe stato edificato il castello vescovile, e Montestaffoli, futura sede del potere secolare La cittadina raggiunse ben presto un’invidiabile prosperità economica, che incominciò a riflettersi nell’orgogliosa dignità degli edifici. Già nel 949 San Gimignano era disegnata borgo e, appena cinquant’anni dopo, proprio sul finire del millennio, veniva costruita una possente muraglia difensiva che circondava tutta la città e includeva anche un tratto della via Romea.

Le aperture verso l’esterno si riducevano all’arco della Cancelleria sul lato nord, quello dei Becci a sud, la porta Santo Stefano a est e la garitta di Montestaffoli a ovest, oggi scomparsa. Fra l ‘XI e il XII secolo, la cittadina, sotto la protezione del potere vescovile, continuò a crescere e a prosperare.

Sono in questo periodo che la collegiata, iniziata nel 1056, e la nascita fuori porta di due piccoli nuclei urbani. San Giovanni e San Matteo, sorti entrambi ai lati della via Romea, che furono incorporati nella città grazie ad un secondo giro di mura eretto all’inizio del XII secolo. In questo modo la struttura di San Cimignano prende  la forma a croce: un asse é formato dalla via Romea e l’altro dall’unione fra i due borghi incorporati.

A partire dal 1247 iniziarono a insediarsi in città gli ordini mendicanti, che furono propulsori della costruzione di varie chiese, come quella di San Francesco, e altri importanti monumenti. San Gimignano, sempre più ricca grazie alle sue fiorenti attività - fra le quali spiccano per importanza la produzione di zafferano, che veniva esportato anche in Francia e nei Paesi Bassi - raggiunse in questo periodo il suo massimo splendore.

A partire da quel periodo storico, con il passaggio dei pellegrini, provenienti dal nord e dall’ovest europeo, che erano diretti a Roma e a Gerusalemme, che in un certo senso, furono anche i propulsori della costruzione di edifici , monumenti e chiese  con la loro partecipazione, contribuirono a fare crescere questa città  e raggiungere il massimo splendore. Potremmo definire questa città delle cento Torri, una città internazionale. Grazie all’elemento  umano di questi pionieri erranti della fede cristiana, provenienti appunto dal nord e dall’ovest della vecchia Europa, che gettarono le prime fondamenta  di quella che oggi é una realtà: l’Unione europea.

Abbiamo fatto ogni sforzo per realizzare l’Europa unita; si é fatto di tutto - e ben a ragione - per sensibilizzare soprattutto  i giovani ad “incontrare l’Europa” e, forse non si pensa  abbastanza ad “ incontrare l’Italia”. Ed “ incontrare l’Italia” significa penetrare nella cultura, nella tradizione, nel modo di vedere e intendere la vita e il modo propri di ciascuna zona di questa composita realtà socio - culturale che  la nostra Italia presenta. Ma soprattutto significa riuscire ad eliminare più che il divario economico, la sostanzialmente assai scarsa comprensione e, quindi, la fondamentale difficoltà di un dialogo aperto e fecondo fra il Nord ed il Mezzogiorno.

Scoprire e capire le più profonde radici della tradizioni e della storia del Mezzogiorno

italiano é fondamentale  sia per il Nord - onde possa comprendere e, quindi, amare il Mezzogiorno -, sia per il Mezzogiorno stesso onde possa “ ritrovare se stesso”, la coscienza della propria natura, che é, in fin dei conti, la coscienza della propria storia.

Via via che saliamo o scendiamo per le aeree strade di San Gimignano, avvertiamo come degli strappi, abbiamo l’impressione che si aprono delle crepe. Crepe materiali, crepe precise, se appena ci facciamo attenzione, costituiti dagli innumerevoli vicoli: vicoli dai cento nomi, uno diverso dall’altro, come pure le piazze. Stradine che staccano un palazzo dall’altro, una torre dall’altra, come coltellate piantate fra parete e parete con lo scopo di apparente di costituire degli spazi di sfogo, dei “servizi” nel corpo degli edifici signorili, ma col risultato evidente di fare idealmente precipitare chi passa verso le valli, di riportare agli occhi lo spettacolo della campagna senza limiti, di ricordare - a chi viveva nei tempi degli splendori, del Cinquecento al pieno Ottocento - le miserie della pianura, l’assillante presenza della palude della Chiana.

In questi vicoli, in queste strade ovunque puoi leggere nomi che esulano l’idioma toscano.  Se poi sfogli le pagine della rubrica telefonica, incontri cognomi di origine inglese, spagnola, francese e tedesca. Questi cittadini toscani, sono i progenitori dei pellegrini che  nel medioevo attraversarono le Alpi, per giungere a Roma. Molti di questi pellegrini, per motivi  contingenti di diversa natura e che noi non conosciamo, si sono fermati nel senese, dando origine ad una nuova generazione di vari popoli  europei, formando una amalgama perfetta di varie razze, mentre noi oggi, stiamo facendo molto poco per amalgamare il sud ed il nord del nostro Paese. E ciò, é dovuto, in particolare, al diverso terreno, al diverso humus  storico e culturale nel quale affondano le loro radici il Nord ed il Mezzogiorno.

Lasciamo questo nodo scabroso, arduo, difficile da risolvere e ritorniamo alla storia di questa magnifica città medioevale. “Fu allora che venne costruita tutta una serie di opere comunali, come fontane e piazze, attorno alle quali sorsero immediatamente edifici maestosi, quali il palazzo del Podestà, sulla piazza del Duomo, e la chiesa di San Lorenzo. Nello stesso periodo (1251) venne incluso nel recinto murario il primitivo borgo di Montestaffoli, fatto indicativo dello sviluppo raggiunto a quell’epoca da San Gimignano. Esistevano ben nove foresterie destinate ai mercanti che quotidianamente arrivavano in città e, per quanto riguarda la popolazione stabile, ogni famiglia di una certa importanza cercava di dimostrare il proprio prestigio erigendo una torre accanto alla propria casa: queste agili costruzioni, oggi per la maggior parte scomparse, raggiunsero la cifra di 72. Il problema dell’eccessiva concentrazione di edifici si fece sentire in modo sempre più impellente, tanto che le autorità comunali furono costrette a promulgare una serie di regolamenti che limitavano le dimensioni delle nuove costruzioni: un edificio non poteva superare le 17 braccia di fronte e le 24 di profondità, mentre le torri non potevano superare l’altezza della Rognosa ( la torre del palazzo del Podestà), che era di 50,92 metri.

All’inizio del XIV secolo le lotte fra guelfi e ghibellini causarono una grave crisi economica che, accompagnata dalla tremenda epidemia di peste che decimò la popolazione nel 1348, mise fine alla potenza di San Gimignano.

Insomma, a quell’epoca, San Gimignano, con le sue 100 Torri, che svettavano e svettano e svettano tuttora nel cielo, poteva essere paragonata  alla città di New York,  con i suoi imponenti grattacieli. Lo so, che il paragone non regge, ma nel suo piccolo, San Gimignano, visto dalle colline circostanti, sormontato dalle sue alte torri, ci ha dato  l’impressione di una Manhattan in miniatura.

Le mura che proteggono il nucleo più antico della cittadina di San Gimignano con le sue famose torri hanno un perimetro di 2177 metri, lungo il quale si alternano cinque torrioni cilindrici.

Sulla piazza della Cisterna, sulla sinistra per chi entra dalla porta principale della città, vi è ubicato un piccolo bar - ristorante. Sul terrazzino di quell’edificio, era solito fermarsi  lo scrittore Jean d’Ormesson. Infatti, in quell’angolo di pace, sembra che furono scritte molte pagine del suo romanzo: “ Il vento della sera”. Anche noi, ci siamo fermati in quel locale, per sorbire una tazza di ottimo caffé, e fu per puro caso che ci siamo accorti, che sulla parete c’è una piccola targa con il suo nome.

Qualcuno si potrebbe domandare, perché quella piazza si chiama della Cisterna? La piazza deve il nome alla cisterna costruita in mezzo alla piazza nel 1273, e ampliata nel 1346, per raccogliere l’acqua piovana. Su questa piazza della forma triangolare sorgono le torri gemelle, non quelle di Manhattan, ma degli Ardinghelli, la torre Becci e il palazzotto Razzi con la sua torre. Più a nord troviamo il palazzo Cortesi con la bella torre del Diavolo e il palazzo Lolli, che apre il passo alla piazza del Duomo, dominata dal palazzo del Governo o del Podestà, con la torre Rognosa, la Collegiata, le torri gemelle dei Salvucci e il palazzo del Popolo con la torre Grossa. La Rognosa era originalmente una prigione ( da cui derivò probabilmente il nome), ma dal 1407 diventò la torre dell’orologio.

La collegiata di Santa Maria assunta, come ci ha spiegato Don Enrico, romanica nelle origini (XI secolo), fu modificata e ampliata da Giuliano da Maiano. Tra gli affreschi che arricchiscono l’interno tripartito, pregevole é il Martirio di San Sebastiano di Bonozzo Gozzoli. Questo pittore lavorò anche alla decorazione della chiesa di Sant'Agostino, costruzione romanico - gotico della seconda metà del XII secolo.

 San Gimignano e Pienza, come pure le Cinque Terre, che sono comprese in questo contesto escursionistico - culturale, fanno parte dell’UNESCO e quindi sono  “Patrimonio dell’Umanità”.  Il Direttore Generale dell’UNESCO Federico Mayor Zaragoza, nel presentare i due volumi editi dal Corriere della Sera, dai quali noi abbiamo attinto la storia, ha così scritto: “ Ogni Paese, grande o piccolo che sia, va giustamente orgoglioso delle ricchezze naturali e culturali che possiede, dei capolavori riconosciuti da tutto il mondo che costituiscono un’eredità del passato per le generazioni future”.

Con la visita di San Gemigniano, termina il nostro Week-end in terra di Toscana, in quella terra di pellegrini, di borghi antichi barbicati sulle alture, ma anche e soprattutto in una terra di colori che ci hanno richiamati alla memoria la pittura e le pennellate di Telemaco Signorini, ma anche dall’aria e dalla cordialità dei maledetti toscani.