indietro

 

 

 

   NUOVI AMICIARCHEOTTERIGECAMPSOGNATODEINONICO

ALLOSAUROANCHILOSAURODIPLODOCOEUPARKERIAPLATEOSAUROSALTOPODOSTEGOSAURO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I NOSTRI DISEGNII NOSTRI DINOSAURI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

http://www.scuoladibase.it/homeB.htm

APPROFONDIMENTI-VISITA IL SITO 

 

 

Triassico

Da 225 a 190 milioni di anni fa



Con il periodo Triassico si apre l'Era Mesozoica ("della vita di mezzo"), o Secodario. Perché si è deciso di sottolineare, con una divisione netta, il passaggio dal Permiano al Triassico, addirittura aprendo una nuova èra geologica, quella che, con termine pittoresco, e anche detta "il Medio Evo della Terra"? Oggi possiamo dire che, se molte sono le "novità" nel Tnassico, molti sono anche gli elementi che costituiscono un "ponte"continuo con il penodo precedente. In passato pero gli studiosi si sono soprattutto soffermati su alcuni fenomeni (soprattutto sulla scomparsa di vari gruppi animali) e hanno visto in tali segni l'indizio di un grande "voltar pagina" nel libro della Terra. Il Pangea è ancora unito in un solo blocco ma il braccio di mare della Tetide sì estende e separa la parte settentrionale (Laurasia) dalla parte meridionale (Gondwana). Si aprono anche varie fratture che in seguito isoleranno i continenti. Il clima è prevalentemente caldo e secco. Le zone desertiche sono molte ma, in esse, si formano vaste oasi. Nel Triassico incominciano a formarsi anche le piante senza fiori. Passiamo al mondo animale nei mari scompaiono del tutto i trilobiti. I coralli dominanti nel Paleozoico. Enorme è lo sviluppo delle ammoniti e notevole quello delle Belemniti, molluschi con una caratteristica conchiglia inicrua a punta di lancia, forse simili, per l'aspetto esterno, alle seppie. Ben documentati gli squali (di cui si rinvengono i soli denti, beninteso. dato che lo scheletro di cartilagini si decomponeva rapidamente). Questi animali "dimostrano" che lo scheletro di cartilagine può essere un ottimo elemento di sostegno in un ambiente che "sostiene" con la spinta idrostatica (di Archimede); esso ha inoltre il notevole vantaggio di essere leggero. I pesci ossei, per contro. "dimostrano" che le strutture ossee, più pesanti di quelle cartilaginee, sono però assai robuste e l'effetto del loro peso può essere equilibrato dalla presenza della vescica natatoria (che nessuno squalo o razza avrà mai). I pesci ossei sono abbondanti nel Triassico ma non ancora dominanti come nei mari attuali. Nuovo imponente sviluppo dei Brachiopodi: alcune di queste forme giungeranno fino a noi. Forte riduzione dei gigli di mare e notevole sviluppo dei ricci. Le acque intere sono popolate da pesci ossei, molluschi gasteropodi, crostacei.
I rettili incominciano a giocare, nel Triassico, una partita in cui sembrano avere tutti gli assi, i jolly, e in più qualche altra buona carta nascosta: vincono ovunque e sempre. Si sviluppano in una vasta gamma di forme; e tutto ciò in un mondo dove gli anfibi sono ancora sulla breccia.
Paesaggio del Triassico
Proprio nel Triassico sono documentati i più grandi di tutti gli anfibi Labirintodonti: certe forme dei generi Mastodonsaurus, Capitosaurus, e Trematosaurus, sono lunghe anche 5 m.. Il rapporto con l'ambiente acquatico, e in particolare con il mare, continuò ad agire, nei rettili, come potente stimolo evolutivo. Si svilupparono gli Ittiosauri, rettili adatti al nuoto in mare aperto, cacciatori di pesci e di ammoniti; i Placodonti, con tipici "denti davanti" forse adatti a staccare i molluschi bivalvi dalle rocce e piatti denti per la triturazione di materiali duri, dunque anche delle conchiglie; i Notosauri, forme dal collo serpentino e dalle zampe con dita distinte ma unite da una membrana (come quelle delle anatre). E probabile che i notosauri passassero buona parte del loro tempo sulle scogliere da cui poi si tuffavano in acqua per pescare: essi vivevano insomma come i trichechi attuali. Esistevano anche forme la cui struttura "anticipa" già quella dei coccodrilli attuali. Negli ambienti di terraferma del Triassico si svilupparono i diretti antenati delle vere lucertole (genere Prolacerta) Tali ambienti erano comunque ancora dominati, almeno nella prima parte del periodo, dai Terapsidi (o "paramammileri"). Il Lystrosaurus e altre forme a esso simili agivano nelle aree coperte di vegetazione prossime alle paludi, con abitudini di vita simili a quelle degli attuali ippopotami. Tra i rettili triassici attivi sulla terraferma ci interessa un animale lungo poco meno di 1 m, bipede e piuttosto agile. Cammina sulle "zampe di dietro", più robuste delle "braccia", bilanciando il peso della parte anteriore del corpo con la lunga coda muscolosa che tiene sollevata dal suolo. E' l'Euparkeria. Probabilmente esso è l'erede dei primi discendenti (Cotilosauri) dei rettili più antichi (come l'Hylonomus): ha cioè già una storia lunga dietro di sé. Il suo cranio è abbastanza grosso (le mascelle sono robuste), ma la struttura ossea è alleggerita da ampie zone vuote (fenestrature); in particolare esiste una cavità tra quella dell'orbita (dove alloggiano gli occhi) e quella della narice: in questa cavità, forse, si trovava una ghiandola "del sale". Un organo simile esiste oggi nei rettili e negli uccelli che vivono in zone aride: esso serve ad eliminare l'eccesso dei sali accumulati nell'organismo. Questo tipo di cranio si riscontra oggi soltanto nei coccodrilli, ma nel passato esso ha caratterizzato tutti i grandi rettili detti complessivamente Arcosauri ("lucertole dominatrici") e. in particolare, i "dinosauri".
Il vasto insieme degli arcosauri può essere suddiviso in cinque gruppi. Il primo è quello dei Tecodonti, forme relativamente primitive e di taglia modesta: l'Euparkeria è uno dei tecodonti più evoluti, con varie carattenstiche che "anticipano" quelle dei veri dinosauri. Altro gruppo è quello dei Coccodrilli, gli unici arcosauri sopravvissuti fino a oggi. Esiste poi il gruppo degli Pterosauri, forme volanti di cui ci occuperemo in seguito. Infine, i due gruppi dei dinosauri. Perché parliamo di due gruppi a proposito di questi rettili? Perché questi arcosauri presentano due tipi diversi di bacino che appunto permettono di distinguere due filoni evolutivi.
Plateosauro
Nei dinosauri Saurischi ("con l'anca da lucertola") l'osso del bacino detto pube sporge in avanti: la stessa struttuPer quanto con un bacino da saurischio, l'Euparkeria è compreso nel gruppo, relativamente primitivo, degli arcosauri Tecodonti. Da forme simili all'Ornithosuchus derivarono i grandi dinosauri saurischi predatori detti Carnosauri. I primi veri saurischi sono i Celurosauri, predatori, ben esemplificati dal Coelophysis (Triassico tardo), di taglia media molto snello.

 

Giurassico

Da 190 a 135 milioni di anni fa



Il periodo Giurassico, a metà del Mesozoico, è caratterizzato da una certa stabilità nella situazione climatica. Naturalmente, data la lunghezza del periodo (circa 60 milioni di anni), un'indicazione del genere ha soltanto un valore approssimativo. La frammentazione del supercontinente Pangea provoca interessanti mutamenti nella forma delle terre emerse. La maggioranza di queste rimane tuttavia in un'ampia fascia che esclude il Polo Sud e appena sfiora il Polo Nord. Dunque nel Giurassico non ci furono freddi intensi e probabilmente le precipitazioni furono abbondanti e frequenti.
Una situazione ideale per il mondo vegetale, che infatti prosperò, e naturalmente per gli erbivori: in questo periodo si svilupparono i più grandi "mangiatori di piante" mai vissuti sul pianeta Terra. Nel Giurassico la zolla dell'America settentrionale si stacca dal Gondwana: nello spazio tra questa massa continentale e l'Africa si incomincia ad aprire l'Atlantico settentrionale. Anche la frattura tra America settentrionale ed Eurasia avviene in questo periodo. Vasti mari di acque poco profonde si formano, da Nord a Sud, nell'America settentrionale e, in Eurasia, tra Europa e Asia.
Brachiosauri
L'Antartide, l'Australia e l'America meridionale si staccano dall'Africa; verso la fine del periodo esiste già un "abbozzo" dell'Atlantico meridionale. I movimenti delle zolle fanno sorgere le Ande e le Montagne Rocciose. Una rotazione del poligono che diventerà la Penisola Iberica fa si che si apra il Golfo di Biscaglia e che sorgano i Pirenei. Nelle fasi più tarde l'india è già staccata dall'Africa orientale e inizia il suo "viaggio" verso Nord, pur rimanendo ancora a Sud dell'Equatore. Molte sono in tutti i continenti le aree ricoperte da paludi e acquitrini. Mari che si insinuavano tra le varie masse continentali; estesi mari interni: il Giurassico è stato un periodo ideale per gli animali marini. Abbondavano i Molluschi: oltre alle forme striscianti sui fondali, erano numerosi i Cefalopodi (Belemniti e soprattutto Ammoniti, ma anche forme simili ai calamari e alle seppie). Molti erano i Pesci Cartilaginei (squali e razze). Si diffondono e si affermano, con uno continuo "crescendo", i Pesci Ossei (comuni anche nelle acque interne). Evidentemente tutti questi animali costituivano un interessante fonte di cibo e tra i Rettili si moltiplicarono le forme più adatte a predarli.
Tre sono i principali gruppi di rettili adattati alla vita marina: i Plesiosauri, gli Ittiosauri e i Coccodrilli. Questi ultimi conoscono uno sviluppo notevole verso la fine del periodo (Geosaurus, lunghezza fino a 4 m; Sreneosaurus, lunghezza fino a 9 m). Gli arti dei coccodrilli marini del Giurassico sonc assai simili a natatoie ma, nello scheletro, conservano la struttura delle dita distinte e con un numero normale di falangi. Nei plesiosauri invece e soprattutto negli ittiosauri le falangi diventano numerosissime e le dita si avvicinano formando complessivamente una sorta di mosaico di ossicini che sostiene le natatoie; queste, per la struttura della parte superiore degli arti, risultano meno mobili negli ittiosauri di quanto lo siano nei plesiosauri.
Ittiosauro
Nella seconda metà del Giurassico si evolvono diversi plesiosauri a cranio corto e a cranio grosso e lungo: sono i Plesiosauri.
Le pinne di questi animali potevano muoversi anche verso l'alto: esse dunque, oltre a spingere il corpo, ne permettevano l'immersione. I plesiosauri conoscono la massima diffusione all'inizio del periodo seguente (Cretaceo), con forme anche gigantesche. Perché si sono sviluppate forme cosi enormi? Diamo alcune delle risposte più logiche. Perché la grande massa era un efficiente mezzo per contribuire a mantenere abbastanza costante la temperatura dell'animale. Perché la mole scoraggiava i predatori. Perché la disponibilità di cibo vegetale era notevole e queste forme, erbivore, ne approfittarono. Perché i vegetali, spesso coriacei, richiedevano un lungo processo di digestione, in gran parte affidato alla fermentazione.
Elasmosauro e Tilosauro
Un tale processo doveva essere realizzato su grandi accumuli di sostanze masticate in stomaci grandissimi: i sauropodi forse erano soltanto enormi sistemi di trasporto per un enorme sistema digestivo, stomaci immensi corredati di quattro zampe.
Come si muovevano? In quale ambiente vivevano? Le ossa degli arti erano praticamente piene (cioè non cave come nella maggioranza dei vertebrati): essi dovevano operare come vere colonne per sopportare il grande peso del corpo.
Tirannosauro
Le zampe postenori avevano (nel Diplodocus) cinque dita con unghioni sulle tre interne. Le due dita più. esterne erano incluse in uno spesso e duro cuscinetto, simile a quello che esiste nelle zampe degli elefanti.
Diplodoco
Nelle zampe anteriori il primo dito aveva un artiglio piuttosto grosso. Osserviamo le orme in alcuni casi assai ben conservate nei fanghi divenuti pietra. Talora si hanno serie di buche-orme (grandi come le ruote di un autobus) da cui deduciamo che gli animali si spostavano in gruppo. Altre volte le impronte (sempre di più individui) sono curiose: di quando in quando si notano soltanto i segni relativi alle "zampe davanti". Escludendo che i bestioni saltassero o si dessero a esercizi di equilibrismo, dobbiamo ammettere che almeno in qualche caso essi vivessero in acque poco profonde e si spingessero con rari colpi di zampa sul fondo, proprio come oggi fanno gli ippopotami. La struttura delle vertebre ci fornisce un altro indizio: esse sono massicce nella regione della coda; si fanno molto più leggere e cave nella zona del tronco e divengono lunghe ma cave e quasi fragili nel collo. La ricostruzione del sauropodo con la schiena emergente dall'acqua, il collo galleggiante e il codone penzoloni, quasi come un'ancora, diventa abbastanza accettabile. D'altra parte in alcune forme (Brachiosaurus ad esempio) il collo lungo e le zampe anteriori più lunghe delle posteriori, suggeriscono una ricostruzione del tipo "elefante-giraffa". Zampe colonnari per camminare anche su suolo asciutto e collo lunghissimo per mangiare germogli sulle piante. I denti di alcuni sauropodi (Diplodocus) erano relativamente pochi e a forma di piolo: una dentatura adatta a masticare piante acquatiche molli o alghe. In altre specie (Camarasaurus e Brachiosaurus).
Sulle terre emerse abbondavano insetti, ragni, millepiedi, che venivano predati dalle primissime lucertole, da molte forme del gruppo oggi rappresentato dal solo tuatara (ancora un famoso "fossile vivente) e altri piccoli vertebrati. Questi a loro volta venivano cacciati da diversi rettili di taglia media: Celurosauri discendenti dalle forme vissute nel Triassico.
Stegosauro
I celurosauri erano animali agili e snelli; bipedi, essi si movevano molto rapidamente. Tutti sappiamo che per catturare una lucertola in fuga ci vuole la destrezza e la rapidità d'intervento del gatto: i celurosauri dovevano essere altrettanto veloci. Si è perciò proposto, da parte di vari studiosi, di attribuire queste capacità a una notevole disponibilità di energia "propria", dunque a un elevato metabolismo. E possibile insomma che gli agili celurosauri fossero omeotermi. L'Ornitholesres era lungo 2 m., ma alto, "in piedi", meno di un bambino; il Compsognathus era più piccolo di un pollo. Discendenti dall'Ornithosuchus e forme a esso simili sono i grossi predatori bipedi detti Carnosauri.
Agli inizi del Giurassico è documentato il Dilophosaurus lungo 6 m; verso la fine d periodo abbiamo il Ceratosaurus, l'Allosaurus, il Megalosaurus. In alcuni generi il cranio è ornato di creste e protuberanze ossee. Il megalosauro è il primo dinosauro cui siano stati rinvenuti e descritti i resti. Gli insetti erano da tempo "padroni" dell'aria. Anche i vertebrati tentarono, nel tardo Triassico e poi nel Giurassico, di affermarsi in questo ambiente. Perché l'aria? La risposta viene, ancora una volta, da considerazioni sul cibo.
Allosauro
Nell'aria si trovano gli insetti, dunque molte prede, anche se di solito piccolissime: inoltre l'aria costituisce un "mezzo" nuovo per avvicinarsi ad altre prede. Piovendo giu dal cielo si può meglio sorprendere un animale a terra o si può addirittura pescare, completando la "picchiata" con un breve tuffo. Un piccolo rettile del tardo Triassico, Podopteryx mirabilis (lungo una ventina di centimetri), era dotato di membrane di pelle sia tra gli arti posteriori e la coda, sia tra i brevi arti anteriori i fianchi e le "cosce" degli arti posteriori. Poco più di un piccolo aquilone vivente con la parte più grande della "velatura" dalla parte della coda. Il Podopteryx si lanciava dagli alberi per planare forse sulle sue prede (certamente minuscole) oppure per sfuggire ai suoi nemici. Da animali simili al Podopteryx discendono tutti gli Pterosauri.
La struttura degli pterosauri rimase all'incirca la stessa per 130 milioni di anni. Le specie sono molte e di solito si distinguono per la forma del cranio e soprattutto per la dentatura. L'organo di volo è sempre una membrana di pelle tesa tra i lati del como e il quarto dito dell'arto anteriore enormemente lungo (in proporzione dovremmo avere un anulare lungo almeno 4 m). I crani sono molto fragili, però in alcuni casi si è conservato il "calco" interno, pietrificato, dello spazio occupato dal cervello. Si è così potuto accertare che il cervello di questi animali era piuttosto grande e che in particolare era ben sviluppata la parte relativa alla visio ne. Le orbite degli occhi sono grandi: gli pterosauri dovevano dunque vederci piuttosto bene. Anche le strutture del cervello relative al coordinamento dei movimenti sono ben sviluppate. E probabile che gli pterosauri sapessero compiere planate, ma anche cabrate, volteggi e altre "manovre" con abilità e rapidità.
Dimorfodonte
Nel Dimorphodon (inizio del Giurassico, apertura alare di 70 cm), il cranio è grosso e i denti sono a forma di piolo all'estremità della bocca e più piccoli e solidi verso l'interno. Forse esisteva una "tasca" sotto la mandibola, come nei pellicani. Nello Crenochasma la mandibola è irta di sottilissime punte simili,ai fanoni delle balene. Nel Rhamphorhynchus i denti sono radi e simili a pugnaletti: uno strumento di pesca simile jlle fiocine dei cacciatori subacquei. E probabile che la maggioranza di questi animali si cibasse di pesci o di altri animali marini; alcuni forse catturavano insetti. Il ritrovamento nel 1971 nel Kazakhstan (URSS) di un esemplare molto ben conservato di pterosauro ha permesso di far luce definitivamente su un problema che si dibatteva da anni. Riferibile al Giurassico superiore, l'animale del Kazakhstan è stato denominato Sordes piloO5U5 (all'incirca "schifezza pelosa"): è uno pterosauro grosso come un piccione, ha la bocca dentata e il corpo fittamente ricoperto di peli. Qualche sospetto sulla pelosità degli pterosauri si era già avuto da tracce associate ad altri scheletri. Dunque questi animali erano pelosi. Perché avrebbero sviluppato una tale caratteristica se non avessero avuto la necessità di "conservare" il proprio calore, un calore evidentemente prodotto da loro stessi? Gli pterosauri erano omeotermi: si spiega cosi anche la loro capacità di condurre una vita assai attiva. L'eccellente adattamento alle necessità del volo è testimoniato anche dal che ha portato allo sviluppo delle vere penne e dunque degli Uccelli. Nei finissimi calcari del Giurassico della Baviera si sono rinvenuti finora cinque scheletri più o meno completi di un animale con denti, lunga coda, arti anteriori ben sviluppati (con tre dita), arti posteriori da corridore (con quattro dita).
Archaeopteryx
Forse questo animale era effettivamente un celurosauro adattato a vivere nei boschi. Forse esso correva e spiccava brevi balzi sostenendosi con le "ali", oppure si arrampicava sugli alberi (con le dita libere e munite di artigli degli arti anteriori) per poi lasciarsi planare. La soluzione tecnica rappresentata dalle piume offriva, tra gli alberi, qualche vantaggio rispetto alla membrana degli pterosauri: questa poteva lacerarsi nell'urto contro un ramo, mentre l'insieme delle penne non offriva resistenza e si allargava lasciando passare un oggetto estraneo. L'omeotermia trovava, nel rivestimento di penne e piume, un accessorio molto utile. Le "scaglie-penne" si affermarono (notiamo che le scaglie dei rettili e le penne sono formate dalla stessa sostanza e hanno la stessa origine, sono cioè omologhe; si veda a p. 23). Le penne dell'Archaeopteryx sono state contate: sono 10 primarie e 14 secondarie su ogni ala, proprio come negli uccelli attuali.  

Quaternario

Da 2 milioni di anni fa ad oggi



L'inizio della nuova Era (Era Quaternaria, o Quaternario) presenta già i sintomi di quello che sarà il fenomeno più vistoso e drammatico degli ultimi 2 milioni di anni, la glaciazione.
Sul perché di questa glaciazione gli studiosi si sono a lungo interrogati e a lungo hanno interrogato la Terra per averne indizi o testimonianze. Molte ipotesi sono state formulate quando ancora non si sapeva che il fenomeno delle glaciazioni è un po' un "motivo ricorrente" della storia del pianeta. Si è a lungo pensato che questa glaciazione fosse la glaciazione. Oggi sappiamo che ciò non corrisponde alla realtà.
Paesaggio del Quaternario
Ritenendo il fenomeno eccezionale, unico, gli studiosi in passato proposero spiegazioni che richiedevano eventi eccezionali. Si è detto (e scritto) che il fenomeno era dovuto a profonde alterazioni nel modo di ruotare del pianeta (uno spostamento angolare dell'asse di rotazione). Si è attribuito il grande abbassamento della temperatura a una sequenza di "oscillazioni" nel flusso di energia fornito dal Sole.
Thylacosmilus - Tigre dai denti a sciabola
In realtà oggi nessuno nega che anche fenomeni di tipo astronomico abbiano avuto un certo peso nel quadro generale: perfino piogge di meteoriti o caduta di asteroidi (gli stessi eventi chiamati in causa per "spiegare" l'estinzione dei dinosauri) possono essersi verificati. Si dà però un maggior peso all'interpretazione delle glaciazioni precedenti. Nella maggioranza dei casi le glaciazioni si sono verificate quando, in corrispondenza delle regioni polari, si concentravano grosse masse continentali. La coincidenza non sembra casuale. Su queste masse si formavano grandi accumuli di neve e ghiaccio dando origine a depositi "freddi" di dimensioni imponenti. Ricordiamo che oggi il 99% dei ghiacci esistenti sulla Terra è concentrato sull'Antartide e sulla Groenlandia, le due più grandi aree di terraferma prossime alle regioni polari.
Se le regioni polari corrispondono ad aree prive di terre emerse, i ghiacci delle calotte formano strati meno spessi, dunque meno voluminosi: un maggior riciclo dell'acqua è possibile, i disgeli possono essere più frequenti, i blocchi di ghiaccio si frantumano e l'acqua ridiventa liquida (è ciò che accade oggi nel pack del Polo Nord). Forse fenomeni astronomici o altri elementi non ancora ben chiari possono in pane spiegare una serie di eventi "accessori" della glaciazione.
Ursus spelaeus - Orso delle caverne
Si tratta dei ricorrenti periodi di disgelo che permettono di distinguere nel corso della glaciazione fasi fredde (glaciali) e fasi a clima più mite (interglaciali). Sul periodico ritiro dei ghiacci nelle glaciazioni del passato le testimonianze non mancano, ma non~empre sono di facile interpretazione. E probabile che l'alternanza di glaciali e interglaciali si sia avuta anche nelle glaciazioni più antiche. A questo punto, per non perderci nel mare delle numerose ipotesi, conviene limitarci alla cronaca. Si tratta di una cronaca che possiamo redigere abbastanza bene perché i "fatti" sono, tutto sommato, molto recenti (in termini geologici). Pleistocene: glaciali e interglaciali Durante i glaciali, lo spessore delle calotte di ghiaccio può essere stato in alcuni punti di oltre 3 km. La massa delle acque gelate era enorme: il livello dei mari dunque si abbassò e parecchie zone emersero. Tra queste: il collegamento tra Asia orientale e America settentrionale, l'istmo di Panama, molti "ponti di terra" tra le isole dell'Indonesia.
Le migrazioni animali, di nuovo possibili, furono molte, come risposta ai mutamenti ambientali. Ovviamente le conifere, "spinte" dalle calotte glaciali in avanzata, si spostarono verso Sud, togliendo spazio ad altri vegetali, dunque alterando l'ecologia di vaste aree. Il clima era probabilmente freddo e piuttosto secco nelle fasce temperate. L'umidità si concentrava nella zona equatoriale e in parte nelle adiacenti zone tropicali dove le precipitazioni furono abbondanti (periodi pluviali, soprattutto in Africa).
Bue buschiato
Circa 1 milione di anni fa si hanno le prime ondate di freddo. In più fasi si ha il primo glaciale Donan. Segue un primo interglaciale. Nuovo glaciale: Gùnz (i nomi dei glaciali, per la regione alpina ed europea in genere, sono presi da quelli del Danubio, Donau, e di alcuni suoi affluenti, nelle cui vallate si rinvennero tracce dell'attività dei ghiacciai. Interglaciale Gùnz-Mindel. Glaciale Mindet Interglaciale Mindel-Riss. Glaciale Riss. Interglaciale Riss-Wùrm. Glaciale Wùrm. Questo glaciale (l'ultimo, per ora) durò da circa 80.000-70.000 anni fa a circa 12.000-10.000 anni fa. Tutto il periodo tra l'inizio del Quaternario e la fine del Wùrm è detto Pleistocene. Segue, con l'ultimo interglaciale, il periodo Olocene, in cui stiamo vivendo. Quali furono gli adattamenti "vincenti"?
In alcuni casi la riduzione delle dimensioni (per molti roditori, come i topi e le forme affini, la salvezza era data dal potersi accontentare di poco cibo): ma in altri casi la soluzione fu data dalla tendenza opposta. Animali più grandi potevano far meglio fronte alle avverse condizioni climatiche, potevano mangiare molto, accumulare grasso o altre sostanze di riserva e poi affrontare anche i periodi difficili. .
Rhinoceros etruscus - Rinoceronte lanoso
Si ebbero così forme gigantesche in molti ordini: proboscidati (mastodonti, mammut), artiodattili (cervi, bovini), roditori (castori giganti), perissodattili (rinoceronte Elasrnotherium, con un "corno" lungo 2 m, un cranio di 1 m e un corpo complessivamente lungo più di 6 m). Anche tra i primati si ebbe un gigante: il pongide Gigantopithectis, alto 3 m. Tutti i mammiferi svilupparono folte pellicce. Non dimentichiamo che, nel Pleistocene, per quanto freddo fosse il clima, un'alternanza delle stagioni c'è sempre stata: si sono comunque avute estati con un certo rigoglio della vegetazione, sia pur in aree molto limitate.
Mammuth
Durante i glaciali si ebbero intense migrazioni: gli animali delle zone temperate si spostarono più volte da Sud a Nord e viceversa, attraversando le regioni equatoriali.
Cosi ad esempio i megateri e i glittodonti raggiunsero l'America settentrionale. In alcuni ambienti isolati dalle caratteristiche particolari si svilupparono faune in cui esistevano forme di taglia media o piccola derivate da altre, presenti altrove, di taglia grande o gigantesca. I ruoli ecologici di questi animali ''nani erano all'incirca gli stessi delle specie grandi. In Sicilia ad esempio, durante gli interglaciali, si svilupparono cervi minuscoli, un megaterio grande come un gatto e i famosi elefanti nani (Palaeoloxodon falconeri) alti alla spalla soltanto 90 cm. Anche nelle isole al largo della costa dell'Indonesia e nel gruppo di Celebes si ebbero elefanti nani, mentre a Santa Barbara, in California, vissero dei piccoli mammut lanosi.

 

GITA SCOLASTICA AL PARCO DELLA PREISTORIA DI RIVOLTA D'ADDA (CR)