IL
PARCO DOLOMITICO DI TESSA.
Dopo
questa pausa di riflessione dei ricordi della giovinezza, quando la malinconia
ci travolge l’anima, quando ci sembra che nulla abbia più un senso
a chi possiamo rivolgerci? E allora che ci viene da fare una
considerazione attenta , un esame
approfondito che la mente rivolge
ad un particolare periodo della nostra vita,
con la quale abbiamo iniziato questo nostro nuovo libro. E’ a questo
punto, che un uomo torna a
percorrere i sentieri della madre Terra, per compiere un viaggio che si rivelerà,
al tempo stesso, un pellegrinaggio nella memoria e un itinerario di
purificazione. Insomma, l’uomo ritorna al suo grande amore, all’amore per la
natura, all’amore che ha per la montagna.
La
prima cosa che ci viene in mente, tanto per incominciare questo nostro
itinerario sui sentieri dolomitici, sono poche parole: misterioso, solitario,
sorprendente e meraviglioso. Sono questi gli aggettivi che sbalzano alla mente
visitando questi luoghi meravigliosi, dove l’occhio spazia e si perde in un
orizzonte senza fine. Il mistero e la sorpresa derivano dalle geologia
complessa, dai boschi di faggi e abeti, dagli animali che si mostrano e in un
attimo scompaiono tra gli alberi e le rocce. La solitudine invece è una
caratteristica del territorio che stiamo percorrendo, dove abitano solo uccelli
e altri animali. Tre peculiarità che invitano a una visita attenta e pacata.
Questa località, anche a detta di chi la conosce molto bene, non smette di
stupirci, e ogni angolo è un quadro da dipingere, perché ha delle novità in
serbo per noi turisti della domenica. La geologia, il paesaggio, la botanica, la
zoologia e la storia umana sono peculiari, ognuna a suo modo.Ma
per essere goduta appieno, deve essere preparata con attenzione, per questo ci
hanno pensato le nostre guide del CAI di Mantova. Per non lasciarci sfuggire
neppure un'occasione. Adesso veniamo alla nostra escursione sui sentieri di
questo stupendo parco.
MALGA
LEITER.
Superato
Merano, la strada s’immerge in una valle verde e attraversa una campagna
meravigliosa con le sue geometrie perfette dei vigneti e dei frutteti, che i
contadini “del Sud Tirolo”, come si vogliono definire, ma che in effetti é
una terra italianissima e che il suo nome é Alto Adige, coltivano con maestria
e tanto amore, tanto che hanno reso quelle montagne un giardino incantato. La
strada stretta e tortuosa, prosegue fra
i vigneti e i boschi fino alla Malga Velloi.
Quando il nostro pesante pullman, condotto dal bravo Gianni, un giovane
serio e senza grilli per la testa, si è fermato alla malga Velloi, erano le ore
9 circa. In questa località: un gruppo di case sparse, costruite con quella
tipica architettura Altoatesina, in legno e in pietra, dove regna una pace
celestiale, come del resto è tutta la montagna che sovrasta la pianura dove
sorge la città di Merano. In questa località, immersa nel fresco degli alti
abeti, ci siamo cambiate le scarpe e qualcuno ne ha approfittato per fare anche
colazione e sorbire una tazza di caffè caldo. Alle ore 9,30 circa, la comitiva,
zaino a spalla, come vecchi montanari, era in attesa per prendere la bidonvia:
una vecchia teleferica, che in pochi minuti ci ha portati ai masi della
Malga Leiter, da dove abbiamo
seguito il sentiero nr. 24, che
fa parte dell’alta Via di
Merano (Meraners) fino
al rifugio - ristorante Muthopf m.1684.
Dopo
un’ora di cammino, il lungo serpentone colorato dei “caini”, si è
spezzettato e si è mescolato ad altri escursionisti tirolesi, tedeschi e
austriaci. Ogni persona che si raggiungeva o che si incontrava nel senso
opposto, era un continuo rendere e
ricambiare il saluto, e spesso era rivolto in lingua tedesca o in un italiano
molto approssimativo, ma faceva piacere lo stesso essere salutati e
nello stesso tempo salutare o rendere il saluto con la stessa cordialità.
Si, perché, sui sentieri della grande montagna dolomitica, non ci sono nemici,
ma persone che camminano per il piacere di camminare e per il piacere di godere
il paesaggio e le bellezze della natura, perché la montagna è di tutti.
IL
SENTIERO.
Dalla
Costa di Mezzo, da dove ha inizio il sentiero nr.24, che costeggia e taglia
orizzontalmente la grande montagna che sovrasta la magnifica vallata, dove sorge
la bellissima città di Merano, attraversata dal Fiume Passirio e attorniata
dalle stupende montagne dolomitiche. Proseguendo questo sentiero, che a tratti
è strapiombante, perché scavato nella roccia e a tratti pianeggiante che
attraversa la frescura dei boschi di alti abeti, di faggi e più in basso di
castagneti e vigneti che sfiorano il bosco. Quasi tutto il suo percorso è quasi
pianeggiante e ad ogni svolta del sentiero, si presenta allo sguardo
dell’escursionista, un panorama
mozzafiato, un panorama meraviglioso della sottostante città di Merano e della
sua verdeggiante pianura coltivata come un giardino. Abbiamo avuto modo di
visitare questa storica città del
Sud Tirolo, in altre occasioni, come pure il suo Castello Principesco, del XV
secolo, che era la residenza dell’arciduca Sigismondo d’Austria
ed è ancora arredato nello stile dell’epoca. I suo giardini
costeggiano il fiume Passirio, che attraversa la città. E’ meravigliosa la
passeggiata Lungo il Passirio d’inverno che si snoda lungo la riva nord fino
al Ponte Romano; mentre la Passeggiata d’Estate, sulla riva sud, conduce al Ponte
Passirio. Passeggiando nei giardini lungo il fiume, prima di prendere caffè e
pasticcini in uno dei caffè Belle Epoque. In corso Libertà, via dei negozi e
alberghi, si trova il Kurhaus o Casa Termale, costruita nel 1914, ora sala per
concerti.
Come
ci racconta la storia, in tempi molto più remoti, questo selvaggio sentiero che
oggi, 27 maggio 2001, che abbiamo percorso nella sua interezza fino al Rifugio
Muthopf, che è un vero balcone aperto
sull’intera vallata, da dove l’occhio
spazia in un orizzonte infinito, è stato il sentiero o se vogliamo la strada,
che percorrevano i boscaioli, i pastori e i contadini che abitavano fra queste
meravigliose montagne. Se
vogliamo accentuare e dare risalto e spicco a questo periodo, crediamo che si
tratta del periodo primitivo dell’uomo di Similau, cioè di oltre quattro o
cinque mila anni fa.
Il
misterioso individuo ritrovato sul ghiaccio in Val Senales. Che cosa cercava tra
le montagne? Era un uomo che rincorreva disperatamente una verità anelata e mai
trovata? Anche lui aveva intrapreso quel lungo viaggio con le provviste,
l’arco e le frecce per difendersi. Nel suo volto, che la natura ha conservato
miracolosamente intatto, una espressione di smarrimento, e
di meraviglia. Che cosa avrà visto prima di morire? Avrà visto il sole
o avrà incontrato nella luce
quello che tutti noi cerchiamo? Camminando fra queste montagne.
In
quel tempo lontano, gli uomini primitivi che vivevano nel Parco di Sessa, verso
la fine dell’inverno e dopo il disgelo, quando si svegliava la primavera e gli
alberi ritornavano a rifiorire, percorrevano quel sentiero aspro e selvaggio,
per raggiungere il villaggio di Tirolo. Quello era un viaggio che effettuavano
una volta all’anno. Era l’occasione per fare le provviste, per seppellire i
loro morti, per battezzare i loro figli e anche per sposarsi e scambiarsi i loro
prodotti. Si, avete capito molto
bene. Scendevano a valle per seppellire i loro morti, che erano deceduti durante
l’inverno o nell’arco dell’estate. Come abbiamo appreso nei masi sparsi,
quando moriva qualcuno, veniva sistemato in una bara rustica e collocato in una
caverna, per poi trasportarlo a spalle in primavera al cimitero di Tirolo.
In
altre escursioni, percorrendo i sentieri del
meraviglioso Parco, abbiamo avuto modo di osservare da vicino i vari luoghi di
sosta, ove si radunavano più persone e animali, per trascorrere la notte e riprendere il viaggio il
mattino seguente, trasportando a spalle i loro morti. In quei luoghi esistono
ancora quelle grotte, con al centro il focolare per cuocere le vivande o per
scaldarsi e ripararsi dai rigori delle notti fredde. Una volta giunti nel
villaggio di Tirolo, dove esiste il Castel Tirolo del ( XII secolo), residenza
dei Conti del Tirolo, che diedero il nome alla regione, che si trova a 4
chilometri a nord, ed ora ospita un museo di storia tirolese. Per questi uomini
primitivi, era una grande festa che durava oltre una settimana,
nel corso della quale si festeggiavano i nuovi matrimoni, i battesimi dei
bambini nati durante l’anno e si seppellivano i loro morti, per
poi ritornare nelle loro baite in alta montagna. Oggi, nel nostro tempo
consumistico e tecnologico, non succede più tutto questo, perché le varie
località montane sono servite da strade, telefono e dove non arrivano le strade
vi sono le teleferiche e gli elicotteri.
Ma
la montagna, vista dall’alto di un parapendio è un’altra cosa, una cosa
sicuramente indescrivibile, ma camminare sui sentieri strapiombanti e più delle
volte pericolosi, ti danno la sensazione di vivere più da vicino con il resto
della natura.
“Un
antico proverbio africano dice che:
“Una
montagna va salita passo per
Passo,
la ricchezza si acquista passo
Per
passo, la saggezza si raggiunge
Passo
per passo”.
IL
PICCOLO RIGAGNOLO.
“Avrai
capito, caro escursionista inesperto come me, che hai intrapreso con me
quest’avventura, al cospetto delle vette innevate di queste stupende montagne
sino a qui, sino alla grande valle, che la vita ha una sola direzione: il
futuro. I torrentelli e i rigagnoli che abbiamo superato nel nostro cammino, se
hai fatto attenzione, ci hanno così
detto: Quando giunge all’ultimo canto, come il mio piccolo corso”, disse il
fiume, “ diventa più grande, aperta, con la consapevolezza di conoscere che
ha soltanto chi se ne va, chi accetta la fine terrena per viaggiare in altre
dimensioni, per superare altri
confini.
Ricordo
che il piccolo e giovane ruscello che solcava la roccia della vallata, mi ha
detto: “ Fra poco ci lasceremo, ma non voglio vederti triste. E’ triste chi
non conosce la vita e i suoi misteri, e chi non saprà sorridere. Ricordati
sempre che, quando ci siamo conosciuti, ti ho fatto dissetare e nello stesso
tempo sorridere con le mie favole, e vorrei che il sorriso di poco fa, quando
hai poggiato le tue labbra arsi nel mio piccolo corso d’acqua fresca, vorrei
che il sorriso di allora illuminasse sempre il tuo volto. Ama la vita come tutte
le creature che hai incontrato lungo
il sentiero della vita.
Esse
sono creature semplici, vivono un mondo piccolo, eppure cantano la canzone della
vita, senza note stonate, con allegria.
Nulla
nasce dal caso: tutti abbiamo un padre e una madre che ci seguono dai confini
del nulla che è il Tutto.
“
Il Tutto è il in noi col suo mistero, come l’acqua, l’aria, le piante, gli
uccelli. Ti sei mai chiesto che cosa è l’acqua, la luce , il vento e la
pioggia, l’acqua perché è trasparente e viva, come l’aria, il vento e la
luce, e come mai scorre? E’ un
dono, come il sole e la luna, la notte e il giorno. E’ il fluire
dell’invisibile che sempre palpita attorno a noi, per farci coraggio.
In
questa giornata meravigliosa di maggio, sono stato la tua luce. Ora la mia vita
cambia, ma non finisce. Il mio piccolo corso fra non molto si confonde con un
altro ruscello più grande e poi con un vero fiume ed in fine con il mare e il canto si unisce al canto del
creato.
Lo
scrittore Romano Battaglia, nel suo libro -”Il fiume della vita”, ha così
scritto: “ Dio è sceso dalla montagna con le mie acque, senza dimenticare un
granello di sabbia né l’universo infinito. Il Suo palpito è nascosto in te
ed Egli ti guarda in silenzio aspettando la tua certezza. Quando ne sarai
convinto, le tempeste della vita non ti spaventeranno più: Egli sarà
l’albero maestro della tua barca con le vele alzate verso il domani.
“
Egli non conosce la vecchiaia, il tempo che vola via, la fine; il suo palpito è
immortale. E’ tuo compito cercarlo se non l’hai ancora trovato in questo
punto dove finisce il tuo viaggio e io entro in una nuova vita: non occorre che
tu Gli parli, se non hai parole. Lui ascolta la tua anima.
“
Io sono quel piccolo ruscello
diventato fiume straripante d’amore che corre, corre verso l’eternità.
“
Adesso devo lasciarti. Lui è lì, e ti aspetta.
Arrivederci
amico torrente, arrivederci montagna incantata e sentiero strapiombante. Anche
se vi ho scoperti nella mia maturità, ho fatto sempre in tempo
per innamorarmi di voi. E’ l’ora del tramonto, anche il sole calerà
dietro le cime innevate di queste meravigliose montagne dolomitiche, mentre il
cielo si è già tinto e colorato di rosso e tutto a poco a poco svanirà, come
un sogno. Mi sono accorto che anche il piccolo ruscello diventato fiume, dalle
sue rive mi dice arrivederci, mio caro amico, arrivederci
alla prossima escursione sulle alte cime della vita.
Seguivo
in silenzio, passo dopo passo lo stretto sentiero strapiombante sul piccolo
torrente sotto il peso dello zaino, quando una voce amica mi ha svegliato dal
torpore dei mie pensieri, dei ricordi del mio passato prossimo e dai misteri
della vita. Era l’amico Fabio, che mi seguiva, per così dire a ruota, ed a un
certo punto mi ha detto: “ Diego, oggi sei taciturno, a che cosa pensi? ” Pensavo alla bellezza ineguagliabile di
questa aspra, selvaggia e meravigliosa natura. Stavo osservando ogni anfratto,
ogni sfumatura di questo paradiso terrestre, meditavo sulla vita, sulla natura e
sulle creature che ci circondano. Sai, Fabio, ogni tanto é bello pensare,
meditare, rievocare il nostro passato, ma soprattutto osservare anche
le più piccole cose che ci circondano, perché esse ci
conducono a Dio. In gioventù non si pensa mai a tutte queste bellezze.
Si pensa soltanto a camminare come tanti automi, che procedono senza volontà
propria, quasi senza coscienza di quel che fanno, come
beduini nel deserto, con la testa bassa ed il pensiero rivolto altrove,
senza osservare nulla e la preoccupazione più assillante é quella di
raggiungere la meta, mentre non ci rendiamo conto del creato. Non serve correre,
ma procede passo dopo passo. Solo così si raggiunge la meta. La montagna ci
suggerisce tante cose, che noi non sappiamo cogliere i suoi preziosi
suggerimenti, perché siamo distratti e pensiamo soltanto a camminare con la
testa bassa, senza renderci conto di tutto quello che ci circonda. Non abbiamo
pensato mai alle meraviglie della montagna, come per esempio, agli alberi, alle rocce,
agli uccelli, agli animali , ai ruscelli, agli spazi, ai silenzi, alle albe e ai
tramonti, ma non abbiamo mai
pensato che a tutto questo, Dio ha
dato loro la vita.
L’uomo,
mio caro amico Fabio, percorre i sentieri di una montagna per cercare la
sorgente del fiume lungo il cui corso scenderà poi fino al mare. A mano a mano
che sale, tutte le impurità che la vita gli ha gettato addosso sembrano
annullarsi. Infine l’ascesa si conclude: é arrivato alla cima del monte dove
trascorrerà una notte nel rifugio, una notte di luna piena come quella in cui
era nato, una notte che segna la sua rinascita spirituale. All’alba scende
seguendo il sentiero e poi anche il fiume verso il mare con la consapevolezza di
aver capito quali sono le tre passioni che devono guidare
la nostra vita: la pietà per il genere umano, la conquista dell’amore,
la ricerca del sapere.
LA
MONTAGNA
I
suggerimenti della montagna:
Ama
tutta la creazione di Dio, il tutto in ogni
Granello
di sabbia diventata roccia. Ama ogni foglia, ogni
Raggio
della luce di Dio. Ama gli animali:
Dio
ha dato loro la vita. Non turbarli, non tormentarli,
Non
privarli della loro gioia.